Mi sento un granello

che sono di quella terra è un fatto antico, non ci sono nata, ma ho il suo ossigeno nelle vene. amare un luogo è retorica finché non si capisce che è possibile amare un luogo come si ama una persona. oggi mi sono scoperta percorrere con lo sguardo le sue curve, respirane il suo profumo, ascoltare il suo respiro, commuovermi per le sue ferite.

mi sento granello di quella terra. non è poco.

i piccoli ciliegi, l’acacia, il mandorlo e il susino sono sepolti, chi completamente accasciato dal peso dei metri di neve, chi ha resistito ma emerge solo di qualche centimetro.

i giovani ulivi sono stati spezzati, non hanno più la fronda è rimasto solo il tronchetto. persino le stoiche querce si sono piegate, solo quella nata dal sasso è ritta in mezzo al cielo.

ho liberato i fichi d’india, cercandoli, badile dopo badile, solo il più piccolo forse riuscirà a rialzarsi. nient’altro, tutto è sommerso da un bianco accecante.

l’indiano imperturbabile dorme nudo, diafana la sua pelle di neve bianca, villoso solo degli alberi rimasti.ma oggi il calore del sole sembrava consolasse ogni cosa, luccicava tra i cristalli.

come nella fiaba tutto dorme ma basta un bacio.


	

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